Nel 2022, Silvio Berlusconi basò la sua campagna elettorale sulla promessa di portare le pensioni minime a 1.000 euro. Ci siamo arrivati.
L’ultima promessa di Berlusconi: portare le pensioni minime a 1.000 euro. Questo era il cavallo di battaglia del fondatore di Forza Italia nei giorni della costituzione del Governo Meloni. La prima legge di bilancio del nuovo esecutivo ignorò il progetto, per problemi di coperture, preferendo intervenire sulle politiche fiscali, sul sostegno alla natalità e al Made in Italy. Berlusconi non la prese benissimo, ma già ai tempi era un personaggio marginale all’interno della nuova maggioranza.
Già fiaccato da uno stato di salute non ottimale, l’ex Presidente del Consiglio scomparve poi nel giugno del 2023. Da allora, il suo partito ha continuato a sostenere il progetto dell’aumento delle pensioni minime fino a 1.000 euro, intendendo la misura come un obiettivo prioritario. Malgrado la buona volontà di Tajani, il nuovo leader di Forza Italia, la proposta non è stata mai realizzata.
Il motivo? Sempre lo stesso: risorse insufficienti per finanziare un aumento così importante. E nel 2025, le pensioni minime sono aumentate di pochissimo. Attualmente, l’importo base è di circa 616,67 euro al mese, dopo un incremento del 2,2% previsto dalla Legge di Bilancio. Tuttavia, alcune Regioni, seguono le direttive del Cavaliere, proponendo pensioni minime di 1.000 euro. Parliamo dunque di misure locali, che potrebbero però essere prese a modello dallo Stato.
La Provincia autonoma di Bolzano, per esempio, continua a lavorare per integrare le pensioni minime per farle arrivare a cifra tonda, ovvero fino a 1.000 euro. La misura è tuttavia valida solo per i residenti che soddisfano determinati requisiti.
Sono dunque gli enti territoriali a pensare ai pensionati che faticano ad arrivare alla fine del mese. Così, la Provincia autonoma di Bolzano guidata da Arno Kompatscher ha già messo in programma una rimodulazione della pensione minima, con un aumento a 1.000 euro.
A partire da quest’anno i pensionati di Bolzano con una minima di 616 euro circa potranno ottenere un assegno integrativo di quasi 400 euro. Se ne parlava già da un po’, ma la misura non era mai stata portata a termine. La Giunta comunale e il Consiglio provinciale sembrano ora aver trovato i fondi per portare a termine il progetto. Il costo dovrebbe essere di circa 150 milioni di euro.
Per ora, l’integrazione alla minima dovrebbe essere prevista per un triennio, quindi fino al 2027. E dovrebbe interessare circa 17.000 pensionati. Godranno dell’assegno integrativo i percettori degli assegni per invalidità civile e dell’Assegno sociale (che è fissato al momento a 538,68 euro). Il requisito anagrafico è di 65 anni. E il nucleo familiare del pensionato non deve superare i 20.000 euro annuali.
Ovviamente parliamo non solo di una Provincia scarsamente popolata ma anche di una delle più ricche e virtuose d’Italia. Pensare dunque a un ampliamento della misura su scala nazionale appare ancora molto complicato.
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