Il Nuovo Codice della Strada riprende le redini della situazione, ma ai ciclisti resta un clima ambiguo: c’è chi sorride e chi, ora, ha intenzione di protestare.
Negli ultimi anni, i ciclisti sembravano considerati da molti gli ‘intoccabili’. Corsie riservate, precedenze a senso unico, strade ridisegnate in fretta e furia, spesso senza logica, ma con l’intento – almeno dichiarato – di rendere le città più sostenibili. Solo che, nel frattempo, gli automobilisti si sono ritrovati a fare i conti con sorpassi impossibili, incroci pericolosi e una rete ciclabile disordinata. Il risultato? Una tensione crescente.
Ora, qualcosa cambia. Il nuovo Codice della Strada introduce regole più severe per chi pedala e ridimensiona molte delle misure adottate negli ultimi anni. Il messaggio è concreto, nonché caldo: basta corsie improvvisate, precedenze automatiche e ambiguità.
Le corsie ciclabili diventano un’opzione solo dove non si possono realizzare piste vere. Nei doppi sensi ciclabili sparisce l’obbligo, per chi guida, di dare la precedenza. Le ‘case avanzate’ si riducono a una corsia qualunque, e le corsie bus+bici spariscono del tutto. Anche la segnaletica per le strade urbane ciclabili viene cancellata. Ne frattempo, non tutti sembrano d’accordo a questi cambi di rotta.
Secondo Edoardo Galatola, responsabile sicurezza della FIAB, intervistato da Gazzetta.it, si tratta di una vera retromarcia: “Il nuovo Codice della strada non ha portato un cambiamento radicale, ma ha creato difficoltà e tolto degli elementi che stavano funzionando, non a fronte di una valutazione”. E ancora: “Se andiamo a vedere i risultati ottenuti, erano positivi. Il giudizio è di molta disuniformità di questi interventi”.
Le amministrazioni locali, che avevano già investito in ciclabilità, ora si trovano in un limbo normativo difficile da gestire, senza sapere se proseguire con i progetti già avviati o bloccare tutto. Il colpo di grazia, per molti, è l’aggiunta della formula ‘ove possibile’ alla regola del metro e mezzo di distanza obbligatoria per il sorpasso dei ciclisti.
Un’apertura troppo vaga, secondo FIAB, che rischia di rendere la norma inefficace e pericolosa. Chi guida potrà facilmente giustificare un sorpasso ravvicinato, e a farne le spese saranno sempre i più vulnerabili. Intanto, tra chi guida, c’è chi tira un sospiro di sollievo. Dopo anni di frustrazioni, il nuovo Codice appare come un piccolo riequilibrio.
Meno obblighi, meno sorprese, e forse più sicurezza anche per loro. Ma non è tutto. Sempre secondo FIAB, resta forte la resistenza ad abbassare davvero la velocità nelle aree urbane: la misurazione sotto i 50 km/h è vietata, e questo rende complicata l’applicazione delle Zone 30, come quella che a Bologna ha dato risultati concreti e che molti considerano un modello da replicare altrove.
Insomma, più che un cambiamento risolutivo, siamo nel pieno di un nuovo capitolo del confronto. I ciclisti si sentono penalizzati, gli automobilisti più tutelati, e per questo si sentono di sorridere. Ma il terreno di scontro – le strade – resta lo stesso. E la convivenza, per ora, ancora tutta da riscrivere.
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