La politica di aumento prezzi avviata da Netflix sin dalla sua nascita continua e le variazioni agli abbonamenti si fanno sempre più frequenti, fino a quando reggerà l’elastico?
Netflix è croce e delizia per i suoi abbonati. La piattaforma di contenuti streaming ha regalato in questi anni serie tv e film di assoluto pregio, accompagnate però da una marea di titoli “minori” di qualità quantomeno discutibile. Gli abbonati si trovano dunque a vivere periodi di esaltazione in cui hanno a disposizione due o più titoli da vedere, e altri – decisamente più lunghi – in cui passano più tempo a scorrere il menu che a guardare qualcosa.
Questa alternanza tra periodi di magra e altri di abbondanza è probabilmente irrisolvibile data la tipologia di servizio. I tempi necessari a confezionare delle serie tv e dei film di qualità sono lunghi e finanziare più progetti contemporaneamente ha costi che poi si rifletterebbero sull’utenza, cosa che già accade con le tempistiche e gli investimenti attuali.
Post pandemia Netflix ha subito effettivamente un calo di registrazioni che ha segnato il primo segno negativo – nelle aspettative di profitto – a bilancio della sua storia. Quanto accaduto ha spinto l’azienda ad eliminare definitivamente l’annosa questione degli account condivisi e a lanciare il chiacchierato piano con pubblicità.
La mossa ha fatto storcere il naso a molti, ma è stata accettata dai più poiché finalizzata ad assicurare la crescita dell’azienda, del brand e delle azioni in borsa. Si è trattato anche di una scelta vincente, visto che da quel momento il numero degli abbonati e quello dei profitti è continuato a salire.
Tutto è bene ciò che finisce bene? Non proprio, perché nonostante i bilanci in positivo Netflix continua ad alzare i prezzi, rendendo il suo abbonamento il più costoso tra quelli della stessa tipologia. A questo costo corrisponde poi un’effettiva qualità superiore?
In Italia l’ultimo aumento è avvenuto alla fine dello scorso anno, comunicato tramite una mail privata agli abbonati nella quale si spiegava che sarebbe finalizzato a garantire l’aumento della qualità e della quantità dell’offerta. La motivazione viene usata ogni volta che c’è un aumento, c’è ancora da crederci?
A gennaio sono aumentati i costi d’abbonamento in USA, Argentina, Canada e Portogallo, mentre in questi giorni è giunto l’aumento anche per gli abbonati del Regno Unito. La prassi sembra la medesima dello scorso anno, dunque non c’è da chiedersi se l’aumento giungerà anche per gli abbonati italiani, ma piuttosto quando.
Se le cose andranno come nel 2024, l’aumento degli abbonamenti italiani avverrà negli ultimi mesi dell’anno, tra novembre e dicembre. Per quanto riguarda la consistenza dell’aumento ci si deve aspettare un euro in più per ogni tier, ad eccezione forse di quello base con pubblicità che potrebbe rimanere invariato così come è successo negli USA.
Attualmente un abbonamento premium costa 19.99 euro, uno standard 13.99 euro e standard con pubblicità 6.99 euro al mese. Qualora ci fosse l’aumento dunque si passerebbe a 20.99 per il premium, 14.99 per lo standard e 7.99 (o costo invariato) per lo standard con pubblicità.
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