L’origine del termine “ciociaro” è strettamente legato alla “ciocia”, uno strumento di uso comune proprio nelle terre che oggi vengono incluse nella Ciociaria.
Oggi identifichiamo la Ciociaria come la zona intorno alla provincia di Frosinone, sebbene non esistano confini geografici ben delineati, capaci di fare comprendere quale sia la reale estensione della zona. Studi storici affrontati nei primi decenni del XX secolo indicano infatti che questa zona del Lazio in realtà nell’antichità si potesse estendere fino alla Campania, in quella che era conosciuta come Latium adiectum e che veniva considerata come la campagna dell’Antica Roma.
L’identificazione con il termine “Ciociaria” della zona del frusinate la dobbiamo ad alcuni intellettuali della zona che a partire dagli anni 10 del Novecento cominciarono a riferirsi alla loro terra natia con questo termine, ma la diffusione a livello nazionale e istituzionale del termine è dovuta ad una campagna promozionale, mediatica e pubblicitaria fatta dal regime fascista.
Diversi anni più tardi è stata la Provincia di Frosinone che ha fatto proprio il termine utilizzandolo come identificativo della zona per fattori di promozione culturale e turistica, rendendo di fatto ufficiale la denominazione nata durante il ventennio fascista. Tuttavia questo processo non spiega da dove derivi il termine ciociaro per identificare gli abitanti di questa zona.
Come ha fatto la zona indicata dai latini come Latium adiectum a tramutarsi in Ciociaria? Il termine ciociaro deriva dalle calzature tipiche dei pastori, utilizzate sia nel sud di Roma che in Toscana, Campania e in Sicilia sull’Etna. Queste calzature erano state create per facilitare le escursioni su terreni montuosi, proteggendo i piedi dalle asperità.
Il nome “Ciocia” è in realtà originario della Toscana, mentre nel Lazio, in Campania e in Sicilia queste calzature erano conosciute originariamente come “Zampitti” o con il nome meno utilizzato di “Sciosciò”. Al di là della nomenclatura queste calzature erano utilizzate dai pastori in tutta Italia e persino nei Balcani. Più tardi il termine “Ciocia” divenne di uso comune anche tra i romani che cominciarono a chiamare i pastori della zona “Ciociari” con intento dispregiativo.
Le ciocie erano infatti delle calzature rudimentali, composte da un’ampia suola di cuoio, una pezza di tessuto bianco che avvolgeva il piede e il tutto veniva legato alla gamba attraverso delle corregge. Si trattava insomma di calzature utilizzate principalmente da persone povere e il termine ciociaro stava proprio ad indicare in modo dispregiativo questa condizione sociale.
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