Una recente truffa ha sfalsato tutti i luoghi comuni: per truffarti non ti chiedono di scaricare app, ma di cancellarle.
Le truffe online nel 2025 sono più attuali che mai. Nonostante l’informazione sia riuscita a digitalizzare molte persone, il problema oggi non è tanto la conoscenza dei sistemi di raggiro, quanto la rapidità con cui i criminali informatici riescono a reinventarsi e a trovare nuovi metodi per truffare.
Tra le truffe più diffuse c’è sicuramente il phishing, che fa leva sul far cliccare un link o scaricare un’app fraudolenta, dando così accesso ai cyber criminali per rubare informazioni personali o installare malware sui dispositivi delle vittime, spesso utilizzati anche per ottenere dati bancari.
Qualunque sia il metodo, la tecnica cambia costantemente. Puoi essere contattato su WhatsApp, attratto da un annuncio che promette finanziamenti facili o ricevere una chiamata telefonica. Ecco, è proprio questo che è successo recentemente: una telefonata da un sedicente operatore bancario che, invece di chiedere dati sensibili, ha fatto una richiesta decisamente inusuale: cancellare un’app dallo smartphone.
Un caso emblematico di truffa telefonica è quello che ha colpito una donna di Alghero, che ha perso ben 23mila euro risparmiati per anni. La 48enne, lo scorso luglio, ha ricevuto una telefonata da un numero conosciuto: quello della sua banca.
Il sedicente operatore, con insistenza, le ha chiesto di disinstallare l’app bancaria perché sarebbe risultata ‘ferma’ da troppo tempo. Senza alcun dubbio, la donna ha seguito le istruzioni, ma due giorni dopo si è accorta che tutti i suoi risparmi erano spariti dal conto. Il denaro è stato prelevato senza lasciare traccia.
E qui si apre un capitolo che merita anch’esso di nota: nonostante la denuncia, la banca ha negato ogni responsabilità, sostenendo che nessun dipendente avesse effettuato la telefonata. La donna si è rivolta a un avvocato, cercando di ottenere il risarcimento, ma senza successo. Anche la richiesta di ottenere i log informatici dei passaggi sul conto è stata rifiutata. Solo dopo l’intervento legale, un tribunale ha imposto un risarcimento parziale di 3.600 euro, una somma irrisoria rispetto alla cifra sottratta.
Dunque sorge spontaneo chiedersi: fino a che punto la responsabilità è del cliente, che ha creduto al truffatore, e fino a che punto quella della banca, che avrebbe dovuto proteggere meglio i propri clienti? Le normative europee impongono alle banche di seguire rigidi protocolli di sicurezza, ma la realtà delle truffe online, come questa, ci ricorda quanto sia fondamentale non abbassare mai la guardia e non dare nulla per scontato.
Il consiglio? Prima di effettuare un’operazione insolita al telefono, fermarsi, riagganciare, e ritelefonare alla propria banca solamente dai numeri ufficiali.
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