Nel 2025 è ancora possibile andare in pensione a 64 anni ma bisogna conoscere i rischi di questo scivolo pensionistico.
Il pensionamento anticipato è il sogno di tanti lavoratori che desiderano uscire dal mondo del lavoro prima del compimento dei 67 anni di età, requisito minimo per accedere alla pensione di vecchiaia. Le conseguenze di tale sogno, però, a volte fanno cambiare idea.
Il sistema previdenziale italiano è ad un passo dal punto di non ritorno. Troppi pensionati e pochi lavoratori, continuando con le cifre attuali si rischia un collasso tra una decina di anni quando non ci saranno più i soldi per pagare le pensioni. L’inverno demografico e l’invecchiamento della popolazione hanno creato questa situazione che il Governo attuale e quelli futuri dovranno tentare di sistemare.
Al momento si cerca di convincere i lavoratori a ritardare il momento del pensionamento rendendo gli scivoli meno convenienti o proponendo “premi” per chi rimane a lavoro (come accade per Quota 103). Tra le misure pensionistiche che hanno subito delle modifiche per restringere la platea dei destinatari c’è la pensione anticipata contributiva dedicata a chi ha iniziato a versare contributi dopo il 1° gennaio 1996. Permette di lasciare il mondo del lavoro a 64 anni ma a quali condizioni?
Poche risorse a disposizione, sistema previdenziale in pericolo e il risultato è un’inasprimento delle condizioni per il pensionamento anticipato. I contributivi puri hanno uno scivolo loro dedicato, la pensione anticipata contributiva che si raggiunge al compimento dei 64 anni di età e avendo maturato minino 20 anni di contributi. Poi ci sono altri requisiti da soddisfare come avere un importo della pensione pari almeno a 3 volte il trattamento minimo ossia 1.616 euro lordi al mese.
Per le lavoratrici con un figlio il limite scende a 2,8 volte e per le donne con due figli a 2,6 volte il minimo. E c’è anche una soglia massima ossia quella di 5 volte il minimo fino al compimento dei 67 anni. C’è di più, la Legge di Bilancio 2025 ha alzato il numero dei contributi a 25 (30 nel 2026) se il lavoratore somma i contributi della previdenza obbligatoria e integrativa per raggiunge il requisito contributivo.
Il vero problema da affrontare, però, è la finestra di decorrenza di tre mesi associata ad uno scivolo che non è una vera e propria pensione effettiva. Ricordiamo che la finestra di decorrenza è il tempo che passa dal momento in cui si maturano i contributi a quello della prima erogazione del rateo pensionistico. Tre mesi durante i quali non si percepirà né lo stipendio né la pensione. Niente entrate, niente contributi accumulati, una fregatura per tanti lavoratori.
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