L’Abbazia di Montecassino è una delle mete turistiche più visitate della Ciociaria, oltre agli affreschi e al meraviglio panorama sul quale si affaccia, possiede anche una storia ricca e affascinante.
Chiunque decida di visitare la Ciociaria non può non fare tappa all’Abbazia di Montecassino, un’ex convento dei monaci Benedettini che oggi è sotto l’egida del governo italiano che lo ha dichiarato patrimonio nazionale. Si tratta del monastero più grande al mondo e del secondo più antico d’Italia dopo quello di Santa Scolastica.
La chiesa abbaziale che si trova all’interno non è quella che vi era originariamente, poiché durante la Seconda guerra mondiale è stata completamente distrutta dai bombardamenti. Quella visitabile oggi è dunque una ricostruzione che per quanto fedele non può essere identica a quella precedente.
Sono rimasti intatti e sono bellissimi da visitare i tre chiostri che si trovano all’interno della struttura. Il più antico è quello d’ingresso (o Meridionale) fatto costruire da San Benedetto in persona al posto di quello che originariamente era un Templio romano dedicato al Dio Apollo.
Nel 1513 è stato aggiunto il Chiostro dei Benefattori (o settentrionale) progettato da Antonio da Sangallo il Giovane e nel 1595 quello di Bramante in pieno stile rinascimentale, contenente al suo interno una cisterna ottagonale fiancheggiata da colonne in stile corinzio, al quale si accede attraverso una lunga scalinata ai piedi della quale ci sono le statue di San Benedetto a sinistra e Santa Scolastica a destra.
Nel VI secolo d.C. San Benedetto da Norcia era alla ricerca di un luogo su cui fondare un monastero per la formazione e l’accoglienza dei monaci appartenenti al suo ordine. Nel 529 individuò nella sommità di Montecassino, luogo su cui erano state erette in passato una torre e un templio dedicati ad Apollo, la zona ideale per farlo.
Nei primi anni dunque, il monastero fu luogo di evangelizzazione e cura pastorale dei fedeli della zona, ed è proprio in una di quelle stanze che il Santo nativo di Norcia scrisse la Regola poco prima di morire nel 546. La pace dei monaci benedettini però dura poco, la posizione in cui sorge il monastero, tra Napoli e Roma in una zona fertile per l’agricoltura e strategica per le operazioni militari la rende un obiettivo primario per contese politiche e diplomatiche.
Nel 577 i Longobardi attaccano i monastero e ne distruggono parte della struttura, costringendo la comunità che viveva all’interno a rifugiarsi a Roma. Dopo una lunga assenza, nel 718 Papa Gregorio II ordina la ricostruzione del cenobio e ben presto la comunità benedettina torna a rinfoltirsi.
Tra l’VIII e il IX secolo il monastero di Montecassino diventa un punto nevralgico per la cristianità e accoglie monaci provenienti da ogni angolo del mondo. Tuttavia tra l’848 e l’888 il pericolo Saraceno si configura in tutta la sua devastante pericolosità: il primo assalto viene respinto dalle truppe imperiali, ma il secondo porta alla distruzione del monastero e alla morte di quasi tutti i monaci.
Il ritorno dei monaci avverrà solo nel 949, sotto la guida dell’abate Aligerno. Inizia in quel momento una seconda epoca d’oro che vede passare tra quelle mura diversi santi (Desiderio il più noto e amato) che si conclude nel 1156 con l’arrivo degli Svevi e l’inizio della lotta tra l’impero di Federico II e lo Stato della Chiesa.
Dopo un paio di secoli bui, la nuova rinascita dell’Abbazia viene anticipata dall’elezione del cenobio cassinese come sede episcopale, ruolo che svolte dal 1322 al 1367. In quegli anni le scorribande di Giacomo di Pignataro, ma soprattutto il terremoto del 1349 impediscono al progetto di rinascita di realizzarsi.
Sembra la fine della storia del monastero, ma prima la volontà dei papi – che lo ritengono un luogo nevralgico dal punto di vista episcopale e politico-militare – e poi la dedizione dei monaci portano l’Abbazia di Montecassino all’antico splendore e ad un vero e proprio rinascimento nel XVI secolo.
L’importanza strategica e politica dell’Abbazia continua fino al 1861, quando l’annessione del Regno delle Due Sicilie e dello Stato Pontificio da parte del neonato Stato italiano fa temere la sua distruzione. Ad intercedere ci penserà il britannico William Ewart Gladstone (divenuto poi Primo Ministro) e soprattutto il monaco Luigi Tosti che rivolge un accorato appello al parlamento italiano per la salvaguardia del monastero.
Il monastero viene nuovamente distrutto nel 1944, quando le truppe alleate lanciarono una serie di bombardamenti per fare cadere le truppe nazi-fasciste che si erano barricate al suo interno. Bisognerà attendere il 1964 per la ricostruzione della chiesa abbaziale voluta da Papa Paolo VI.
Oggi l’Abbazia è considerata un patrimonio artistico e storico nazionale che dal 2014 viene gestito dal il Ministero per i beni e le attività culturali tramite il polo museale della Regione Lazio.
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