Brutte notizie per i lavoratori dipendenti: da quest’anno il TFR potrebbe diventare una chimera. Con la manovra di Bilancio 2025 è cambiato un “dettaglio” fondamentale.
Accanto a diverse novità positive, la legge di Bilancio 2025 spiazza tutti anche con riforme che potrebbero lasciare a molti l’amaro in bocca. Una su tutte sta facendo preoccupare milioni di lavoratori: da quest’anno i lavoratori dipendenti potrebbero dire addio al TFR, il Trattamento di Fine Rapporto.
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Si tratta di una proposta ancora al vaglio dell’Esecutivo ma le probabilità che venga approvata sono decisamente alte. Il Governo, con questa manovra, ha riconfermato e migliorato il taglio del cuneo fiscale agevolando, soprattutto, le fasce reddituali più basse. Allo stesso modo è stato riconfermato anche il sistema Irpef a tre aliquote anziché quattro.
Provvedimenti che puntano ad aiutare e sostenere chi percepisce stipendi più bassi e, dunque, è stato messo a dura prova da carovita e inflazione. Ma le brutte soprese, purtroppo, sono sempre dietro all’angolo e, dunque, molto presto il TFR potrebbe diventare solo un lontano ricordo di un’epoca ormai superata.
TFR: ecco cosa potrebbe cambiare a breve
Il TFR – Trattamento di Fine Rapporto – è da sempre una garanzia per i lavoratori dipendenti i quali sanno che, nel caso di interruzione della collaborazione, potranno comunque contare su un piccolo “tesoretto”. D’ora in avanti, però, potrebbe non essere più così: addio TFR.
Tra le varie riforme messe in agenda dal Governo vi è quella di favorire la previdenza complementare in modo da alleggerire un po’ la pressione sulle casse dell’Inps e, dunque, dello Stato. In quest’ottica s’inserisce la proposta di trasferire automaticamente una parte del TFR nei fondi pensione.
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La quota che verrebbe trasferita in automatico corrisponderebbe al 25% ma potrebbe essere poi aumentata su richiesta del lavoratore in modo da trovarsi poi con un assegno pensionistico più sostanzioso una volta raggiunta l’età pensionabile. Come funzionerebbe nel concreto la riforma?
Il funzionamento – qualora la riforma passasse – sarebbe quello del “silenzio assenso”: in pratica se entro sei mesi dall’assunzione il dipendente non ha fatto richiesta diversa, allora il 25% del suo TFR finirà automaticamente nel fondo pensione dell’azienda. Questa regola, però, vale solo per le aziende che hanno almeno 50 dipendenti.
Qualora l’azienda avesse più fondi pensione, allora il TFR di chi non ha espresso alcuna preferenza finirà in quello con più lavoratori iscritti. Ci sono anche aziende che, però, ancora nel 2025 non hanno alcun fondo pensione. Cosa succederà in questi casi al TFR dei dipendenti? Se un’azienda non dispone di nessun fondo pensione, allora i vari TFR verranno destinati al fondo negoziale Cometa, che è stato istituito nel 2020 come successore del precedente FONDINPS.